Partendo dal punto di riunione, attraverseremo parte della costa ionica per arrivare al centro della città di Messina. I monumenti cittadini risparmiati dal terremoto, sono sparsi qua e là. Il Duomo con la piazza, la fontana di Orione e l'orologio Astronomico sono gli elementi di maggior interesse. Presso il museo regionale si possono ammirare alcune opere del Caravaggio.
Costeggiando il Tirreno, via Milazzo, si vedeno in lontananza le isole Eolie. Arrivati al Santuario della Madonna di Tindari, potrete ammirare il panorama mozzafiato, i laghetti di Marinello e il golfo di Milazzo. Visita della Basilica della Vergine Nera e poi del Teatro Greco-Romano. Pranzo facoltativo e rientro.
La città di Messina è detta anche "porta della Sicilia" e anticamente chiamata Zancle, sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia, sullo Stretto che ne porta il nome. Il suo porto, scalo dei traghetti per il Continente, è il primo in Italia per numero di passeggeri in transito e sesto per traffico crocieristico.
Antica città, Messina ha raggiunto l'apice della sua grandezza fra il tardo medioevo e la metà del XVII secolo, quando contendeva a Palermo il ruolo di capitale siciliana. Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una rivolta antispagnola che comportò l'annientamento della sua classe dirigente, un devastante terremoto l'ha semidistrutta nel 1783 prima che il successivo sisma e maremoto nel 1908 la radesse al suolo facendo 80.000 vittime. Ricostruita a partire dal 1912, non si è mai più ripresa veramenre, se così si può dire, cioè, non è più ritornata ai livelli che ebbe in passato.
La città venne fondata da Dionisio di Siracusa, nel 396 a.C. come colonia di mercenari che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, e prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce. Durante la prima guerra punica, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, mise in fuga quella cartaginese. Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti. Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nel 836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.
Vi rimase il santuario dedicato alla Madonna di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata apportatrice di grazie e miracolosa.